“Sua Maestà Tossica” su Umbria Noise

umbria-noise_raccontoIl racconto del mese, nel numero di settembre di Umbria Noise (http://bit.ly/1JKnro8), è Sua Maestà Tossica di Jacopo Marocco. Che poi sarei io.
E’ un racconto (inedito) che parla di tossici, Campari gin, sguardi, MD, conchiglie e sociofobia.
Umbria Noise lo trovate un po’ dappertutto, cercatelo.
Qui c’è la versione interamente sfogliabile online (Sua Mestà tossica si trova a pag. 32/33) – http://bit.ly/1USIBTC
Ah, leggerò SUA MAESTA’ TOSSICA domenica sera per il festival di UN: [UMBRIA NOISE by the Lake] 18.19.20 settembre ( http://on.fb.me/1McaOCG)
Un ringraziamento particolare va a Giulia Coletti e Matteo Schifanoia.

La mia Babi (terza e ultima parte)

La Gigantessa - Magritte3.

Mi riprendo. Siamo sempre nella cantina, e davanti a me c’è il Cinese. Lui ancora non sembra essersi ripreso. Non indossa più la maschera, e a guardarlo la prima cosa che mi viene in mente è lui ad un festa di carnevale di un paio di anni fa. Quella volta si era vestito da neonato. E non era così diverso da come è conciato ora. Già perché adesso se ne sta seduto a terra, appoggiato al muro, con indosso solo una cuffietta di stoffa bianca e celeste in testa e un pannolone da adulto a coprirgli le parti intime. E in bocca ha quello che sembra proprio essere un ciuccio. Ha le mani e i piedi legati ed è privo di sensi.
Ci metto poco a capire che anche io non sto messo diversamente da lui: cuffia, pannolone, ciuccio, mani e piedi legati.
Sputo il ciuccio, provo a liberarmi e poi ad alzarmi, ma non mi riesce di fare nessuna delle due cose. Sono immobilizzato. La sensazione è continua a leggere…

La mia Babi (seconda parte)

La Gigantessa - Magritte2.

La vecchia ha una bella casa. Non è una villa, ma è comunque una bella casa. E’ isolata dal paese, sarà a circa cinque chilometri dalle ultime case che abbiamo incontrato. A destra e sinistra della strada che porta qui, per poi proseguire non so dove, ci sono solo boschi.
Abbiamo lasciato la macchina in una stradina sterrata che entra in una pineta, a pochi metri da qua. Io mi sono portato dietro uno zaino con dentro due maschere, una corda e anche l’ultima delle sei doppio malto prese alla LIDL.
Siamo fermi davanti al cancello, a guardare la casa. A far luce qua davanti c’è solo un lampione.
Mentre apro la birra, per sicurezza, chiedo di nuovo:
“Ah Cine’, insomma sicuro che questa abita da sola, eh?”
“Ancora?!? Sì, te l’ho già detto cento volte. Nonna la conosce bene. Da piccolo ci sono venuto pure un paio di volte a casa sua. So tutto di lei e sì, per la centounesima volta: la vecchia è sola!”.
“Ma se continua a leggere…

La mia Babi (prima parte)

La Gigantessa - Magritte1.

Il Cinese dice che sarà un colpo facile. Io gli credo, mi fido di lui, anche se di un tossico non ci si dovrebbe mai fidare.
Non abbiamo un centesimo in tasca, e questo è un problema, un grosso problema quando devi farti. Ecco perché stiamo a bordo della sua Fiat Uno, diretti verso il paese di sua nonna.

Il Cinese, che in realtà si chiama Giulio Valsecchi e che viene chiamato “Il Cinese” perché ha, non si sa come, tratti somatici dannatamente orientali, non fa che ripetermi di quanto sarà facile ‘sta cosa che stiamo per fare.
Dice:
“Allora caro Yankee, andiamo, la ripuliamo e torniamo, poi, tempo un’oretta già saremo fatti come cachi.”
Fatti come cachi, il Cinese adora quest’espressione, mentre io la odio, sarà perché odio i cachi, o più in generale queste frasi del tipo “fuori come un lampione”, “come un terrazzo” ecc. ecc. Le trovo da adolescenti alla prima sbornia e noi, l’adolescenza, l’abbiamo passata da un po’. E anche le prime sbornie.
“Te l’ho detto,” continua lui, continua a leggere…

Compro Oro

René Magritte - The ExplanationRacconto della serie #ScrittoTantoTempoFa

Era la festa della mamma, ma il regalo lo fece lei a me.
Beh, sarebbe più onesto dire che me lo presi da solo. Un prestito diciamo, solo che lei non ne era al corrente. Appena trovo un lavoro, mi dissi, le restituisco tutto. Certo, non quello che mi ero preso. Sarebbe stato impossibile: era una catenina d’oro, probabilmente un regalo della sua comunione, o di qualche altro stupido rito cattolico, non so. Certamente una volta barattata per soldi, sarebbe andata persa per sempre. No. Non le avrei restituito la stessa catenina, ma una uguale, magari qualcosa preso al reparto bigiotteria del negozio dei cinesi sotto casa. A mia madre piaceva tanto la bigiotteria.

Entrai in quei negozietti che fuori hanno la scritta “Compro Oro”. Ricettatori legalizzati.
Non era la prima volta che continua a leggere…