‘DRIVE-IN La trilogia’ di Joe R. Lansdale

drive in lansadale Non mi era mai capitato di leggere un libro, per di più horror e dannatamente splatter (l’episodio raccontato a pag. 361 è un must), e ridere di gusto. Questo libro è un viaggio all’inferno per mano di uno scrittore che sa dosare con maestria terrore, disperazione, desolazione e umorismo.
Ripeto, mi sono ritrovato più volte, durante passaggi dove magari c’era qualcuno o un qualcosa che mangiava qualcun’altro, dove il sangue scorreva ad ettolitri e la disperazione e desolazione filtrava dalle pagine del libro, a ridere da solo come uno scemo.

Il miglior consiglio che posso darvi in questo momento è: leggete questo libro.

“E’ difficile decidere cosa fare in futuro. La vita è come quel libro di Max Brand di cui parlava il tizio della Città di Merda. Ci sono sempre un paio di pagine strappate, per cui uno non sa come va a finire.
Tuttavia, io ho un debole per il lieto fine. Diavolo, una volta credevo in Dio e nell’astrologia. Perciò mi darò un lieto fine, anche se Continua a leggere

La mia Babi (prima parte)

La Gigantessa - Magritte1.

Il Cinese dice che sarà un colpo facile. Io gli credo, mi fido di lui, anche se di un tossico non ci si dovrebbe mai fidare.
Non abbiamo un centesimo in tasca, e questo è un problema, un grosso problema quando devi farti. Ecco perché stiamo a bordo della sua Fiat Uno, diretti verso il paese di sua nonna.

Il Cinese, che in realtà si chiama Giulio Valsecchi e che viene chiamato “Il Cinese” perché ha, non si sa come, tratti somatici dannatamente orientali, non fa che ripetermi di quanto sarà facile ‘sta cosa che stiamo per fare.
Dice:
“Allora caro Yankee, andiamo, la ripuliamo e torniamo, poi, tempo un’oretta già saremo fatti come cachi.”
Fatti come cachi, il Cinese adora quest’espressione, mentre io la odio, sarà perché odio i cachi, o più in generale queste frasi del tipo “fuori come un lampione”, “come un terrazzo” ecc. ecc. Le trovo da adolescenti alla prima sbornia e noi, l’adolescenza, l’abbiamo passata da un po’. E anche le prime sbornie.
“Te l’ho detto,” continua lui, continua a leggere…

Scilla

Alla mia Tabitha


Ho sempre pensato che esistono solo due tipi di gatto domestico.
C’è il tipo di gatto che preferisce farsi gli affari suoi, vivere una vita quasi del tutto indipendente dagli umani, che decide lui quando farsi accarezzare e quando no, quando avvicinarsi e quando rimanere lontano, quello che ti guarda diffidente e non si avvicina mai se lo chiami, nemmeno se hai qualcosa di ghiotto in mano, che resta in attesa che gli lasci il suo boccone e che te ne vai, guardandoti sempre di sottecchi finché non sei del tutto sparito. Il tipo di gatto comune insomma, quello che per lo più hanno tutti in testa quando parli di gatti. E poi però c’è il tipo di gatto che
sembra più un cane che un felino domestico, che ti segue o che ti viene sempre incontro con la coda dritta, perpendicolare alla schiena, che inizia a fare le fusa non appena lo accarezzi, che se lo tieni in braccio non scalcia per fuggire, ma, anzi, si rilassa così tanto che si addormenta, ma non prima di averti “impastato” un po’ addosso, iniziando a pigiare in modo alternato con le zampette una parte che ritiene sufficientemente morbida di te. Ecco, ho sempre pensato che …

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Villa Rometti (seconda parte)


2.
Quella sera cenai. Come al solito mia nonna mi aveva preparato un sacco di portate: un primo, due secondi, diversi contorni. Sembrava più che fossi al pranzo di un matrimonio che ad una semplice cena a casa. Mangiai tutto: mi piaceva quello che mi preparava e poi sarà stata l’estate o sarà stato il posto, ma avevo sempre appetito quando stavo da lei.
Finito di mangiare decisi di uscire e di andarmi a fumare due o tre tiri di sigaretta da qualche parte, come facevano quelli che fumavano sul serio, che fumavano dopo i pasti per “digerire”. Ma più di tre continua a leggere…