Che fine hanno fatto tutti?

Certe volte Cynthia e io ci mettevamo a parlare di come andavano le cose – “a passare in rassegna la situazione”, dicevamo noi. Ma c’era pure qualche rara occasione in cui parlavamo di cose che non c’entravano per niente con la situazione. Un pomeriggio, eravamo in soggiorno e lei mi fa:
“Quando ero incinta di Mike una volta mi portasti in bagno quando ero così grassa e mi sentivo tanto male che non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto. Mi ci portasti in braccio. Nessuno rifarà mai una cosa del genere, nessuno mai potrà amarmi tanto e in quel modo. Qualsiasi cosa succeda, abbiamo questo. Ci siamo amati come nessun altro saprà né potrà amarci ancora”.
Ci guardammo negli occhi. Forse ci stringemmo pure le mani, adesso non ricordo. Poi mi rivenne in mente la mezza bottiglia di whisky, di vodka, di gin, o di tequila che avevo nascosto sotto il cuscino di quello stesso divano su cui eravamo seduti e cominciai a sperare che presto lei dovesse alzarsi e andarsene da qualche parte, in cucina, al bagno, a pulire il garage.
“Magari potresti fare un caffè”, dissi. Una bella tazza di caffè ci starebbe bene”.
Vuoi mangiare qualcosa Posso fare una minestra”.
“Be’, forse qualcosa da mangiare mi andrebbe, ma di sicuro ora mi va una tazza di caffè”.
Così andò in cucina. Aspettai finché non sentii scorrere l’acqua. Quindi tirai fuori la bottiglia da sotto il cuscino, svitai il tappo e bevvi.

da “Che fine hanno fatto tutti?” di Raymond Carver – Voi non sapete che cos’è l’amore. Saggi, poesie, racconti, Edizioni Minimum Fax – traduzione di Riccardo Duranti e Francesco Durante – http://bit.ly/1NaH7Bp

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