Fra qualche anno toglieranno il segreto di Stato sulla fine di alcune storie d’amore

lampioniFra qualche anno toglieranno il segreto di Stato sulla fine di alcune storie d’amore.
Gatti strabici, amori miopi. Stronzi che ci vedono molto bene.
Hamburger con cipolle che sembrano gamberetti. Ballerine belle come madonne.
In due giorni, due estranei.
E Clotilde va ad Amsterdam e quell’altra a Roma. Noi sempre qui. Tutti che ci dicono “Ciao”. Ma un giorno ce ne andremo anche noi, lontano. Saremo noi a dire “Ciao” agli altri. E quando saremo lontano ci mancherà questo posto. Forse.
Si campa. Si ‘ampa.
Qualcuno all’Hotel Mercurio, sapendo della notizia, s’è incazzato.
Fa freddo, anche se non è inverno. Pensa d’inverno. Pensa ‘st’inverno.
Ho sempre pensato che quando t’avrei Continua a leggere

Siamo in agosto. La mia vita sta per cambiare. Lo sento.

Vuoi-star-zitta-per-favore-Einaudi-2012Non so se queste poche righe, contenute in Grasso, uno dei racconti contenuti in Vuoi star zitta per favore?, basteranno a farvi leggere questo libro. Beh, io, ad ogni modo, me l’auguro.

Quando mi monta sopra, all’improvviso, mi sento grassa. Sono così tremendamente grassa che Rudy diventa minuscolo e quasi non si sente più.
Be’, è proprio una storia buffa, mi fa Rita, ma mi rendo conto che mica l’ha capita.
La cosa mi deprime. Ma non mi va di spiegargliela. Le ho detto già troppo.
Lei rimane lì seduta, in attesa, si aggiusta i capelli con le dita tutte laccate.
In attesa di che? Mi piacerebbe saperlo.
Siamo in agosto.
La mia vita sta per cambiare. Lo sento.

Raymond Carver, Vuoi star zitta per favore?, Einaudi, Torino, 2012.

Il link a Vicini, un altro racconto contenuto in Vuoi star zitta per favore?: http://bit.ly/1wTq5Ue

‘DRIVE-IN La trilogia’ di Joe R. Lansdale

drive in lansadale Non mi era mai capitato di leggere un libro, per di più horror e dannatamente splatter (l’episodio raccontato a pag. 361 è un must), e ridere di gusto. Questo libro è un viaggio all’inferno per mano di uno scrittore che sa dosare con maestria terrore, disperazione, desolazione e umorismo.
Ripeto, mi sono ritrovato più volte, durante passaggi dove magari c’era qualcuno o un qualcosa che mangiava qualcun’altro, dove il sangue scorreva ad ettolitri e la disperazione e desolazione filtrava dalle pagine del libro, a ridere da solo come uno scemo.

Il miglior consiglio che posso darvi in questo momento è: leggete questo libro.

“E’ difficile decidere cosa fare in futuro. La vita è come quel libro di Max Brand di cui parlava il tizio della Città di Merda. Ci sono sempre un paio di pagine strappate, per cui uno non sa come va a finire.
Tuttavia, io ho un debole per il lieto fine. Diavolo, una volta credevo in Dio e nell’astrologia. Perciò mi darò un lieto fine, anche se Continua a leggere

Budella, un racconto di San Vuotabudella (CAVIE, Chuck Palahniuk)

cavieQuando lessi per la prima volta questo racconto, contenuto in “Cavie”, un romanzo composto da ventitré storie raccontate dai protagonisti, capii subito che Chuck Palahniuk sarebbe diventato il mio scrittore preferito.

Budella
Un racconto di San Vuotabudella

Inspirate.
Inalate il più possibile.
Questo racconto dovrebbe durare più o meno il tempo che riuscite a trattenere il respiro, più un altro po’.
Per cui ascoltate più in fretta che potete.
C’era un mio amico che quando aveva più o meno tredici anni aveva sentito parlare del “pegging”. Vuol dire quando ci si fa scopare in culo con un dildo. Pare che stimolarsi a dovere la ghiandola prostatica ti faccia avere degli orgasmi col botto. E senza mani, per di più. Alla sua età, questo mio amico è come dire, un po’ un maniaco sessuale ed è sempre in cerca di modi nuovi per arraparsi. Ragion per cui esce a comprarsi una carota e della vaselina. Per condurre, ecco, una piccola ricerca privata sulla faccenda. Poi però si immagina al supermercato, la carota e la vaselina che scorrono sul nastro trasportatore in direzione della cassiera. E la gente in coda che osserva. E capisce che gran seratona si è organizzato.
Ragion per cui questo mio amico compra Continua a leggere

Com’è l’acqua?

Pesci-rossiNon sono così intelligente da capire appieno David Foster Wallace (in realtà, forse, non lo sono affatto, e questo spiegherebbe molte cose), ma ci sono lampi di coscienza che mi colgono mentre leggo qualcosa di suo, e a me basta quello.

Questa è l’acqua

di David Foster Wallace

Trascrizione del discorso di David Foster Wallace per la cerimonia delle lauree al Kenyon College, 21/05/2005 [traduzione di Roberto Natalini]

Un saluto a tutti e le mie congratulazioni alla classe 2005 dei laureati del Kenyon college.

Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice “Buongiorno ragazzi. Com’è l’acqua?” I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’, e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede “ma cosa diavolo è l’acqua?”

È una caratteristica comune ai discorsi nelle cerimonie di consegna dei diplomi negli Stati Uniti di presentare delle storielle in forma di piccoli apologhi istruttivi. La storia è forse una delle Continua a leggere

Bonarda d’agosto

the seducerAlla fine papà aveva preso all’Eurospin una bottiglia da un litro e mezzo di Bonarda.
Faceva cagare a tutti, perché a nessuno piaceva quella frizzantezza, però era comunque alcolica e allora ok.
A me quel nome, Bonarda, faceva pensare a una canzone di Battiato, che però non diceva Bonarda, ma Bonaccia, Bonaccia d’agosto. Così, ogni volta che incrociavo lo sguardo con l’etichetta del vino, mi veniva alla mente la Bonarda d’agosto.
La Bonarda d’agosto non calmerà i nostri sensi.

Mangiammo quello che c’era. Pane e salame e qualche bruschetta.
Mangiammo poco, però bevemmo. Bevemmo tutti: io, mio fratello, mia madre e mio padre.

Mio padre, finita la Bonarda, tirò fuori Continua a leggere

La mia Babi (terza e ultima parte)

La Gigantessa - Magritte3.

Mi riprendo. Siamo sempre nella cantina, e davanti a me c’è il Cinese. Lui ancora non sembra essersi ripreso. Non indossa più la maschera, e a guardarlo la prima cosa che mi viene in mente è lui ad un festa di carnevale di un paio di anni fa. Quella volta si era vestito da neonato. E non era così diverso da come è conciato ora. Già perché adesso se ne sta seduto a terra, appoggiato al muro, con indosso solo una cuffietta di stoffa bianca e celeste in testa e un pannolone da adulto a coprirgli le parti intime. E in bocca ha quello che sembra proprio essere un ciuccio. Ha le mani e i piedi legati ed è privo di sensi.
Ci metto poco a capire che anche io non sto messo diversamente da lui: cuffia, pannolone, ciuccio, mani e piedi legati.
Sputo il ciuccio, provo a liberarmi e poi ad alzarmi, ma non mi riesce di fare nessuna delle due cose. Sono immobilizzato. La sensazione è continua a leggere…

La mia Babi (seconda parte)

La Gigantessa - Magritte2.

La vecchia ha una bella casa. Non è una villa, ma è comunque una bella casa. E’ isolata dal paese, sarà a circa cinque chilometri dalle ultime case che abbiamo incontrato. A destra e sinistra della strada che porta qui, per poi proseguire non so dove, ci sono solo boschi.
Abbiamo lasciato la macchina in una stradina sterrata che entra in una pineta, a pochi metri da qua. Io mi sono portato dietro uno zaino con dentro due maschere, una corda e anche l’ultima delle sei doppio malto prese alla LIDL.
Siamo fermi davanti al cancello, a guardare la casa. A far luce qua davanti c’è solo un lampione.
Mentre apro la birra, per sicurezza, chiedo di nuovo:
“Ah Cine’, insomma sicuro che questa abita da sola, eh?”
“Ancora?!? Sì, te l’ho già detto cento volte. Nonna la conosce bene. Da piccolo ci sono venuto pure un paio di volte a casa sua. So tutto di lei e sì, per la centounesima volta: la vecchia è sola!”.
“Ma se continua a leggere…

La mia Babi (prima parte)

La Gigantessa - Magritte1.

Il Cinese dice che sarà un colpo facile. Io gli credo, mi fido di lui, anche se di un tossico non ci si dovrebbe mai fidare.
Non abbiamo un centesimo in tasca, e questo è un problema, un grosso problema quando devi farti. Ecco perché stiamo a bordo della sua Fiat Uno, diretti verso il paese di sua nonna.

Il Cinese, che in realtà si chiama Giulio Valsecchi e che viene chiamato “Il Cinese” perché ha, non si sa come, tratti somatici dannatamente orientali, non fa che ripetermi di quanto sarà facile ‘sta cosa che stiamo per fare.
Dice:
“Allora caro Yankee, andiamo, la ripuliamo e torniamo, poi, tempo un’oretta già saremo fatti come cachi.”
Fatti come cachi, il Cinese adora quest’espressione, mentre io la odio, sarà perché odio i cachi, o più in generale queste frasi del tipo “fuori come un lampione”, “come un terrazzo” ecc. ecc. Le trovo da adolescenti alla prima sbornia e noi, l’adolescenza, l’abbiamo passata da un po’. E anche le prime sbornie.
“Te l’ho detto,” continua lui, continua a leggere…

Di cosa parliamo quando parliamo di Carver

CattedraleCarver apre la porta di una stanza e descrive un istante di una vita. Una vita qualsiasi. Di chiunque. Una vita vera. La nostra.

Per lungo tempo ho pensato che raccontare una storia fosse qualcosa che, in un crescendo, al culmine doveva esplodere. O quasi. Un po’ come quando facendo l’amore si arriva all’orgasmo.
Poi ho scoperto Carver.
O meglio, l’ho riscoperto e ho visto come può diventare un capolavoro anche la descrizione di un semplice (apparentemente banale) istante di vita. Un istante di vita a prima vista stupido, ma in realtà pieno di significato. Pieno di significato come ogni istante della nostra vita, quella che spesso, non so per quale cazzo di motivo, viviamo senza esserne consapevoli.

CATTEDRALE
Lo avevo letto 5 anni fa: m’aveva lasciato indifferente.
L’ho riletto ora: m’ha lasciato stupefatto.
Due dei racconti (a mio avviso) più belli della raccolta:
Cattedrale – http://svel.to/cv4
Una cosa piccola ma buona – http://svel.to/cv5